Lingua Ignota – CALIGULA (2019)


I AM THE BEAST, COME PRAISE ME.

Sant’Ildegarda di Bingen è una delle figure più interessanti e dinamiche del medioevo germanico. Fu proprio lei a coniare il termine lingua ignota, una glossolalia ineffabile, un brusio comunicato solo fra monache, solo fra donne. E compose una musica inaudita, diretto dono divino.

A un anno e mezzo di distanza dall’uscita di questa capolavoro ho deciso di parlarne, non perché io possa aggiungere un contributo decisivo alla discussione (è stato già acclamato come pietra miliare della neo-nata scene neoclassical darkwave), ma perché l’intreccio di violenze, striduli sonori, sacrifici sacrali (Santa Anoressia, direbbe qualcuno) e il loro rispettivo climax wagneriano fanno di quest’album un etereo compagno per chiunque abbia subito quei depotenziamenti che chiamiamo traumi. Non solo black metal, nelle forze che abitano queste tracce c’è spazio per Bach, un pizzico di new wave e un timido accenno anche alla chanson d’Outrée francese (chanterai por mon corage). Parentetico l’accenno biografico, sarebbe pedante sprecare più di una parola per dirvi che Kristin Hayter è stata vittima di violenza domestica, è il suo dialogo con la serial killer americana Aileen Wournos (il suo unico movente fu la violenza patriarcale) nella traccia IF THE POISON WON’T TAKE YOU, MY DOGS WILL (miglior titolo dell’anno?) a fare del trauma psichico un’occasione per liberarsi dal suo corpo vessato: if you lay your life down, no man can take it. La violenza del dominio maschile dà vita al suo speculare opposto nel contralto di Lingua Ignota che oscilla costantemente fra megalomania (DO YOU DOUBT ME TRAITOR) e una litania liturgica (FRAGRANT IS MY MANY FLOWER’D CROWN).

Il richiamo in alcuni brani alla fraternità cristiana è pronunciato solo per esporre il suo volto patriarcale: for I have learnt that all men are brothers and brothers only love each other. Lingua Ignota è “una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio” (così definì sé stessa Sant’Ildegarda), è una disillusa Santa Caterina da Siena (I don’t eat, I don’t sleep, I let it consume me) e la rabdomanzia del tappeto sonoro di quest’album serve a convocare forze segrete ed eretiche (Satan, Satan, Satan fortify me), la catarsi religiosa adesso non significa più nulla. Nient’affatto la voce di una virago quindi, CALIGULA è anche un album di estrema vulnerabilità.

Eppure l’aria funebre dell’opera approda a grandissimi momenti pop, MAY FAILURE BE YOUR NOOSE si apre con una volteggiante suite cameristica al piano mentre albeggiano in sottofondo le dissonanze per presto interrompere la scena idilliaca, oppure il rimando alla colonna sonora di Arancia Meccanica in BUTCHER OF THE WORLD (musica composta da Purcell per il funerale di Queen Mary, ricordiamolo), proprio per dimostrare come la violenza accompagni ogni istante dell’opera. Questi passaggi sono costanti e cruciali in CALIGULA, rappresentano dinamiche di potere che Lingua Ignota cerca costantemente di invertire, come in SPITE ALONE HOLDS ME ALOFT dove alla fine del brano interviene un coro femminile stremato: kill them all.
C’è uno strato dell’album credo poco sottolineato e riguarda l’aspetto corale e i baluginii che attorniano la voce di Kristin Hayter ogni volta che canta: si tratta di microcospirazioni, voci folkloristiche (si veda la traccia SORROW! SORROW! SORROW!) e oscure atmosfere ambient (l’opener FAITHFUL SERVANT FRIEND OF CHRIST è un chiaro esempio), un lavorio di cupi spiritelli – insomma, si viene consumati dal fuoco girando in tondo a questa notte.

Non per ultimo, è da menzionare lo studio e la tecnica canora di Kristin Hayter, per molti versi vicina a una Kate Bush o a una Diamanda Galás. D’altronde, nient’altro ci si aspettava dall’autrice di una tesi di diecimila pagine alla Brown University di Providence intitolata Burn Everything Trust No One Kill Yourself (terreno di sperimentazione, come avrete capito, delle tematiche esposte in CALIGULA), dall’estro perverso e stravinskijiano tanto da poter dar vita, almeno in parte, a quell’ibrido mostruoso che è la neoclassical darkwave.

Un brano introduttivo: DO YOU DOUBT ME TRAITOR

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